Le tecniche del Karate-do

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  1. magicmatilde
     
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    Le tecniche del Karate consistono in parate, pugni, calci e colpi effettuati con altre parti del corpo; è fondamentale però avere anche ben chiaro il concetto di distanza (maai) e l'importanza di praticare karate a piedi nudi. Tuttavia nella pratica del karate tradizionale esistono anche tecniche di proiezione, leve articolari, strangolamenti ed immobilizzazioni che un marzialista deve conoscere; queste tecniche sono spesso insegnate piuttosto avanti nella pratica del karate e che quindi risultano totalmente sconosciute al neofita che magari quando svolge un kata non capisce cosa sta facendo e non sa che in realtà è una leva o una proiezione o altro.

    Le tecniche di pugno (Tsuki waza)
    Le armi del karate sono costituite dalle varie parti del corpo umano, poiché karate significa proprio combattimento a mani nude, cioè senza armi. Viene impiegata qualsiasi zona di esso che possa risultare efficace sia per la difesa che per l'attacco. Fra tutte queste possibilità di scelta, la più classica e frequentemente usata è la mano. Essa può essere aperta (kaishō) o chiusa (ken) oppure con il pugno chiuso e la nocca del medio sporgente (nakadaka-ken), soprattutto per alcuni stili; per formare il pugno occorre piegare le quattro dita contro il palmo e serrare fortemente il pollice sull'indice e sul medio, la zona del pugno che si utilizza per colpire è formata dalle nocche dell'indice e del medio (seiken), il polso deve essere forte e contratto, la potenza del braccio deve fluire secondo una linea retta dal gomito fino al bersaglio.
    Nella realtà un pugno può essere considerato una tecnica di karate solo se la sua efficacia ha origine da una posizione del corpo ben salda al terreno che permetta di sfruttare al meglio la reazione verso l'alto che si ottiene applicando una pressione al suolo, l'energia così prodotta attraversa tutto il corpo secondo un percorso determinato fino a sfociare sul punto d'impatto la prima tappa di questo cammino sono le anche: una tecnica può essere definitiva solo se la rotazione dei fianchi viene sfruttata completamente, tanto più rapida è la rotazione tanto più veloce risulta la tecnica finale. Il principio su cui si basa la rotazione è lo stesso della molla: più strettamente viene avvolta, maggiore è la forza che sprigiona quando viene rilasciata, ruotare le anche in direzione del bersaglio è come liberare una molla precedentemente avvolta, la velocità di esecuzione è di importanza fondamentale essendo, con il peso, elemento determinante della potenza totale ottenibile.
    Il movimento richiesto nelle tecniche di karate non è quello che può spostare lentamente un oggetto pesante, bensì quello che può penetrare un corpo ed andare oltre ad esso grazie all'estrema velocità raggiunta dal pugno, durante l'esecuzione occorre ruotare l'avambraccio, ciò garantisce la direzione della tecnica e permette una maggiore penetrazione della mano sulla superficie. Le parti del corpo chiamate in causa dall'esecuzione di un pugno di spinta (tsuki) non devono mai contrarsi per fare in modo che non vi sia un ritorno neppure minimo della forza impiegata; in ogni caso la potenza accumulata al momento culminante deve essere immediatamente liberata per prepararsi all'azione successiva.
    È evidente che non occorre possedere una grande forza muscolare per eccellere nelle arti marziali, ma occorre comprendere ed applicare una certa quantità di principi fisici attraverso un allenamento quotidiano per intraprendere quel percorso che ha come risultato la tecnica definitiva che distingue le arti marziali da tutti gli altri sport di combattimento.
     
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